Se ci fossero stornelli e ritornelli per tutti quelli che vanno in giro a rompere i fondelli sarebbe bello farli strimpellare da un chitarrista pazzo di mattina presto. E si potrebbe poi cantare in coro, insieme a loro e senza alcun decoro, come patiboli deserti nell’alba scura. Nella valigia ficcare maglie slip e boxer vecchi e poi farla volare via da un tetto, o in fondo al pozzo o dentro a un fiume in piena. Lasciare andare gatti e pappagalli e abbindolare un rinoceronte senza guinzaglio per farci compagnia nelle sere sguarnite o per passeggiare il sabato in centro. Un animale che si veda e si senta, un animale che sia vero e selvaggio, un animale che abbia l’anima nostra, che l’avevamo e l’abbiamo venduta. Un animale che si ricordi chi siamo, che ci tenga in groppa e ci riporti da noi. Quei noi che eravamo e che siamo ancora, forti gagliardi indomiti e selvatici. Come piante nel bosco, nascoste dietro i rovi, al riparo da civili che poi sono incivili. Al sicuro da manfrine e zozze ramanzine. Noi, che ad aprile fa caldo e a maggio piove forte, noi che ci svegliamo impauriti di notte e la luce fuori non è quella della luna. Un lampione pure rotto, che illumina la camera, il letto, l’armadio. E sotto le coperte ci vorrebbe un animale, ma non per fare quello, per riportare a questo: alla quiete serena di un cielo stellato, scurissimo e nero ma così ben illuminato, da quei piccoli puntini, minuti e lontani, e che però, se allunghi la mano e dentro di te è ancora vivo un animale, le puoi toccare con mano.
In quanti hanno, ancora, la voglia prima ancora del coraggio, di allungare la mano per provare a…
A fare qualcosa, a vivere, a passeggiare senza la necessità di avere al seguito un rinoceronte indomito, sì ma magari più impaurito di noi.
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Grazie 💜🩷❤️
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…chissà a chi, dove quel chi non è necessariamente una persona, a chi è rivolta questa prosa-cantabile 😉
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