E poi il lupo entrò col selvaggio secchio lo poggiò e prese lo zaino. Si fece in quattro, le zampe di qua, il corpo di là, la testa da una parte, la coda da un’altra. Si infilò nel secchio e iniziò a rotolare giù per la collina. Ludovico lo vide e corse per salvarlo ma arrivato in fondo alla discesa, il secchio era sparito. Lo cercò e lo cercò a lungo, ma niente da fare, sparito. Si avviò mogio verso casa, girandosi ogni tanto per vedere se per caso il secchio saltasse fuori da qualche parte, ma quando ormai voltandosi non vedeva che l’orizzonte, si rassegnò. Doveva essere morto. Entrato in casa, chiuse la porta e vide lo zaino sul pavimento. Non sapeva di chi fosse. Si guardò intorno, era da solo come sempre, non c’era nessuno con lui. Si avvicinò cauto allo zaino, lo guardò per un po’, come per assicurarsi che dentro non ci fosse niente di vivo. Non si muoveva, per cui decise che non c’era pericolo. Lo prese piano con due dita e lo sollevò. Era leggero. Lo poggiò sul tavolo, sedette e provò piano ad aprire. Sembrava esserci un animale. Ludovico si allontanò spaventato. Forse non si muoveva, ma là dentro c’era un animale, era una pelliccia quella, ne era quasi certo. Era agitato e aspettò parecchi minuti, per calmarsi e ritrovare il coraggio di guardare meglio. Afferrò un cucchiaio di legno e si avvicinò di nuovo. Sollevò un lembo e fu certo di ciò che aveva già intuito. Era proprio un animale. Toccò piano piano col cucchiaio di legno per vedere se l’animale stesse magari solo dormendo. Ma il legno affondò senza trovare resistenza. Non era un corpo, c’era solo la pelle. Ludovico, straniato e confuso, poggiò il cucchiaio e avvicinò il viso, allungò una mano, provò cauto a tirare fuori e la pelle sgusciò via dallo zaino. Era una pelle, solo una pelle, ed era del lupo che si era infilato nel secchio ed era rotolato giù per la collina. Che doveva fare? Ludovico voleva restituirla ma non lo aveva trovato il secchio, aveva cercato tanto, ma era sparito. Pensò che la cosa migliore fosse di tenere con sé in casa, al sicuro e al riparo, la pelle e l’indomani, con la luce del giorno, andare di nuovo a cercare il lupo. Stese la pelle sul divano e solo allora si accorse che mancava la coda. C’era tutto, tranne la coda. Non ne capiva il motivo, ma intuiva che fosse una cosa importante. Mangiò un po’ di pane e si mise a dormire. La mattina, diede un’occhiata alla pelle e uscì, per cercare il secchio. Girò e girò, tra l’erba tra gli alberi lungo la strada. Perlustrò ogni angolo ma si convinse che ormai, il secchio, giacesse in fondo al lago. Doveva esservi rotolato direttamente cadendo dalla collina, anche se non ci credeva del tutto, perché il giorno prima, quando era corso fino a lì, non aveva visto increspature sull’acqua. Rimase ancora parecchio a guardarsi intorno, scrutando anche le sponde del lago, in attesa di vedere il secchio sbucare fuori dall’acqua. Ludovico lo sapeva che molte delle cose ritenute impossibili erano invece possibili. Quando però il sole cominciò a calare, di nuovo capì di dover tornare a casa. Rientrando, notò che la pelle non era nella stessa posizione in cui l’aveva lasciata e, in più, era ricomparsa la coda. Evitò di avvicinarsi, doveva prima capire, e sapeva che la paura, entro certi limiti, può dare saggi consigli. Ma la paura non gli disse niente di utile e allora diede retta al coraggio e si avvicinò. Era successa anche un’altra cosa strana. La pelle non era più divisa in quattro, era di nuovo intera. Forse era merito della coda. Comunque Ludovico si arrischiò ad accarezzarla, come se dentro ci fosse ancora il lupo e gli parve quasi di vedere la coda muoversi, ma non era certo, perché osservandola con attenzione, era adesso del tutto immobile. Mangiò di nuovo del pane e si mise a dormire. La mattina dopo pioveva e si mise alla finestra aspettando che smettesse. Ludovico era abituato a stare sempre fuori casa e odiava dover rimanere dentro. Fuori c’erano tante cose a fargli compagnia, dentro casa non c’era mai nessuno. Però si girò e guardò la pelle. Per la prima volta da che i genitori lo avevano abbandonato lì, non era più solo del tutto. Gli venne in mente di provare a giocare con la pelle, come se fosse il vero lupo, immaginando le varie cose che avrebbe fatto l’animale se fosse davvero stato lì. Dopo un po’ si annoiò, doveva fare tutto da solo, la pelle rimaneva lì immobile. Tornò alla finestra e aspettò. Fece buio e ancora pioveva, la mattina dopo pioveva ancora, pareva non voler smettere più. Andò avanti per due settimane e Ludovico rimase tutto quel tempo in casa, con la pelle del lupo. Alla fine il sole tornò, Ludovico non ne poteva più, corse fuori e rimase all’aria aperta tutto il giorno. Quando rientrò, la pelle si era gonfiata d’acqua e Ludovico avvertiva che era una cosa non buona. La trascinò fuori, al sole, ad asciugarsi. Ma come fosse possibile, non lo capiva. Finché non si accorse che la pelle del lupo, all’altezza degli occhi, zampillava come due fontanelle. Accarezzò la pelle come se ci fosse ancora dentro il lupo e la sistemò bene ad asciugare al sole. Corse via di nuovo a giocare lungo le sponde del lago e con gli animaletti tutto intorno, anche loro felici del ritorno del sole. Quando tornò, la pelle era di nuovo in casa, sul divano, asciutta. Questa volta Ludovico chiese:
– Ma come hai fatto? Tu non sei viva.
Nessuno rispose, ovvio, lo sapeva che era una pelle morta, però sedendo per mangiare il suo pane, non la perse d’occhio un momento. Alla fine decise di tenerla vicino, e andarono a dormire. Col fare del giorno, quando il primo raggio di sole arrivò come sempre sul viso a svegliarlo, Ludovico si ritrovò con la pelle addosso. Pensò di esserci finito dentro nel sonno ma non riusciva più a toglierla. Non che gli desse poi chissà quale fastidio, ma avrebbe dovuto almeno togliere i vestiti. Gli animali non hanno mica pantaloni calzini scarpe e maglietta sotto la pelliccia. Quando decise che poteva anche far finta di niente, vide i propri abiti sulla sedia. Ma lui di sicuro non li aveva tolti, a parte le scarpe. Aveva addosso sempre la stessa roba, di notte e di giorno. Era più facile e veloce entrare e uscire da casa e dal letto. Felice che il problema si fosse risolto da solo, si alzò dal letto per uscire e cadde. Non riusciva a stare in piedi, era faticoso e innaturale. Allora decise di rimanere nella posizione in cui era caduto e così era facile camminare. Avanzò fino alla porta e uscì, rendendosi conto di star avanzando a quattro zampe. Felice di avere quattro piedi invece di due, si mise a correre sull’erba e tutto intorno alla casa e non era mai stanco, saltava e correva e andava di qua e di là e a un certo punto iniziò a ululare. Spaventato, si fermò. Non poteva essere stato lui, Ludovico parlava, non ululava. Però, incuriosito, ci riprovò e di nuovo un forte ululato attirò l’attenzione di altri animali e di una signora. Quella si mise a urlare e a chiamre aiuto e a dire aiuto aiuto e Ludovico non capiva cosa diamine avesse, e provò a dire:
– Signora, sono Ludovico.
Ma venne fuori un altro potente ululato e allora si mise a correre, velocissimo, verso il lago, con alle calcagna il marito della signora armato di fucile e Ludovico si lanciò in acqua e un proiettile sfiorò il pelo dell’acqua e Ludovico si allontanò a tutta velocità e pensò che per stare al sicuro doveva andare sul fondo e lì, al centro esatto del lago, vide il secchio. I quattro pezzi uscirono uno dopo l’altro dal contenitore dicendo in coro:
– Quattro eravamo e ti aspettavamo quattro eravamo e soli qui stavamo ora ci sei tu e insieme di nuovo saremo salta qui con noi e uno diventeremo.
Ludovico saltò nel secchio, che però era troppo piccolo e ci rimase incastrato e, per liberarsi, sgusciò fuori dalla pelle per tornare a galla a respirare e il lupo se la riprese. Quando il tipo col fucile vide il bambino urlò per lo spavento e disse:
– Stai bene? Vieni qui che ti aiuto.
Fu così che Ludovico capì che i grandi vedono solo la pelle e che lo avevano abbandonato perché non lo avevano mai visto. Disse:
– Sì, sto bene.
E stava bene davvero, soprattutto vedendo che il lupo era lì accanto a lui, completo di corpo e pelle, e lo vedeva solo lui. Nessuno avrebbe più cercato di ucciderlo, era il suo lupo. Tornarono insieme verso casa. Una volta entrati, il lupo si sdraiò sul divano e Ludovico mangiò il suo pane. Andarono a dormire e rimasero in quella casa ancora per tanto tanto tempo e nessuno dei due era più solo.
Riesci a vedere con i tuoi occhi, con la tua mente l’essenza della Natura, ciò che sguardi abituati alla normalità, sono ormai stanchi anche solo dal cercare. Racconto molto bello e caldo, avvincente per nulla fantastico.
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Grazie 💕🩷💕 è una fortuna avere un lettore sensibile e dalla mente abituata a volare. Grazie infinite 🪻💜🪻
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